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Lontani dal clamore degli spalti, distanti da quei palcoscenici reali che si affacciavano su sale sempre più ampie, capaci di accogliere una platea eterogenea e desiderosa di essere intrattenuta più che istruita, i drammi degli scrittori romantici sono stati per lungo tempo percepiti come closet dramas, testi destinati alla sola lettura, dalle cui pagine traspariva tutto lo sdegno degli autori nei confronti di un teatro dal carattere spesso grossolano e popolare, oggetto di censura severa da parte dell'examiner of plays. Inserendosi nel dibattito critico che ha animato gli ultimi decenni, questo studio si propone di osservare come il mental theatre (espressione byroniana, spesso utilizzata come sinonimo di closet drama) sia stato adottato da Leigh Hunt, Lord Byron, P.B. Shelley e Mary Shelley come tipologia sperimentale e fortemente provocatoria di scrittura scenica, capace di risvegliare l'immaginazione di un pubblico strategicamente coinvolto nel processo creativo, non passivo fruitore di rappresentazioni dominate dalla componente spettacolare.